Una figlia tutta misericordiosa: Laura Vicuna (1°parte)

Di Paola Vanni

C’è una particolarissima «misericordia» che solo «i piccoli santi» possono esercitare verso gli adulti: la misericordia verso i propri stessi genitori! La piccola Laura Vicuña (1891-1904)1 – santa a dodici anni – ne è una vera e propria dimostrazione.

Laura è nata a Santjago del Cile, ma la famiglia, politicamente perseguitata, era stata costretta a fuggire ai confini con l’Argentina. Alla morte prematura del papà, la mamma restò priva di ogni appoggio, in una terra ostile. In gravi difficoltà finì per affidarsi ad un ricco proprietario terriero, don Manuel Mora, noto per essere violento e attaccabrighe, amante del gioco, fiero di sfoggiare davanti agli amici cavalli e donne. Lo chiamavano el gaucho malo” (“il gaucho cattivo”) che trattava mandriani e donne come suoi schiavi. Aveva cacciato di casa l’ultima amante, dopo averla marchiata a fuoco col ferro rovente che usava per le bestie: Così tutti sapranno che sei mia!”, le aveva urlato dietro. S’era inoltre incapricciato di Donna Mercedes, ancora giovanile e certo più raffinata delle donne che era solito trattare.

Don Manuel le offrì, dunque, ospitalità nella sua estancia e la sventurata accettò, in parte per garantire alloggio e educazione alle bambine, in parte perché soggiogata dal fascino perverso dell’avventuriero; s’intesero di mettere le due bambine, ancora troppo piccole, nel collegio delle salesiane e Don Manuel provvide volentieri a pagare i trenta pesos annuali – una cifra che non lo preoccupava affatto, dato che spesso la lasciava anche sui tavoli da gioco – pur di tenersi la donna.

In collegio Laura cresceva buona e studiosa, mostrando d’avere «un carattere forte e dolce»: sapeva tacere quand’era necessario, sapeva obbedire volentieri, essere disponibile e generosa con le compagne, facile al perdono.

Particolarmente dolorosa fu, però, la sua crescita interiore che la portò a comprendere la situazione della sua povera mamma. Un giorno, in cui le suore parlavano alle bambine della bellezza del matrimonio cristiano, a Laura si aprirono gli occhi della mente e del cuore: capì la rovina in cui la mamma era precipitata (perdendo se stessa nel tentativo di assicurare il benessere terreno alle sue figlie), e il dolore fu tanto che la bambina svenne in classe. Di colpo aveva compreso da dove venivano i soldi che la mantenevano, di chi erano i numerosi regali che la mamma portava (soprattutto profumi e oggetti da toilette che Laura sempre distribuiva alle compagne) e l’eleganza che la madre sfoggiava quando giungeva al collegio in mantiglia di seta.

Alle prime vacanze estive, Laura dovette tornare alla fattoria e la comprensione divenne ancor più tormentosa: sentì l’estraneità di quella grande e ricca dimora che le faceva paura; capì perché lì la preghiera non fosse ben vista (e la mamma raccomandava alle bambine di non farsi vedere dal Mora a pregare); capì che cosa intendeva Don Manuel quando gridava che non voleva santerelline in casa sua!”; capì perché anche la mamma non voleva più pregare con le sue bambine, quasi avesse vergogna d’esser divenuta l’amante di un avventuriero.

Quando Laura poté finalmente tornare «al suo paradiso» (il collegio), le suore si accorsero che la piccola aveva dentro una pena che nulla e nessuno riusciva più a guarire. Ma aveva anche un obiettivo da raggiungere, verso il quale convogliava tutta la sua infantile speranza. Ed era una speranza così «intensa», che le suore le concessero di anticipare il giorno della prima comunione, anche se aveva soltanto dieci anni. Racconteranno poi: «Quando la bambina seppe la bella notizia che aveva tanto desiderato, un’ombra le oscurò il volto e pianse: Piangi, Laura? – domandò affettuosamente la Direttrice – Non sei contenta?”. “Oh, sì, son contenta – balbettò la fanciulla asciugandosi i lacrimoni che le solcavano le guance – ma penso alla mamma. Povera mamma!”».

S’era accorta da tempo che Donna Mercedes non si accostava più ai sacramenti e prevedeva l’ulteriore lacerazione che si sarebbe verificata quel grande giorno, quando ella non avrebbe potuto comunicarsi assieme alla sua bambina! Perciò la piccola incontrò Gesù per la prima volta (mentre la mamma se ne stava in disparte, soffrendo a capo chino) con una strana intensità negli occhi e nel cuore. Da quel giorno, da semplice alunna buona e docile, Laura divenne una bambina in ricerca della santità. Sembrava intuire che stava andando incontro alle prove più decisive.

Be the first to comment on "Una figlia tutta misericordiosa: Laura Vicuna (1°parte)"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*