La Pasqua dell’Esodo. Il passaggio del Mar Rosso. L’Alleanza. (III° parte)

un ritratto a matita di Padre Gian Marco Mattei

di Padre Gian Marco Mattei

L’alleanza sinaitica, cuore della religione ebraica

Dopo tre mesi dall’uscita degli israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno arrivarono al deserto del Sinai” (Es.19,1). Un viaggio breve, se vogliamo, perché animati dalla fede e dalla riconoscenza al Signore, mentre dal Sinai alla terra promessa ci vorranno quarant’anni, perché spesso la loro fede era venuta meno. La s. Scrittura parla ripetutamente delle loro mormorazioni e ribellioni, eppure Dio sa trarre il bene anche dal male: Israele prende progressivamente coscienza della sua storia, della sua missione e si va formando come popolo di Dio.

Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte dicendo: “Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli israeliti : Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. (Questa chiamata continua a realizzarsi in ogni liturgia). Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà fra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti (un popolo libero dalla schiavitù e  dall’idolatria, abilitato al culto) e una nazione santa. Queste parole dirai agli israeliti” (Es.19,16).

Dio, nella sua bontà infinita, vuol fare alleanza con Israele: gli ha offerto la libertà perché accetti di vivere in fedeltà alla sua parola. Il popolo deve prepararsi con due giorni di purificazione: “Al terzo giorno sul fare del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte (Sinai) e un suono fortissimo di tromba; tutto il popolo fu  scosso da tremore. Allora Mosè fece uscire il popolo incontro a Dio…. Il Signore scese dunque  sul monte Sinai, sulla vetta del monte e chiamò Mosè. Mosè salì…  parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono… Allora Dio pronunciò tutte queste parole: il decalogo, “Aseret haddebarim”, le dieci Parole, sintesi, cuore della Legge, un messaggio di liberazione per acquisire i doni dell’Alleanza divina. (Es.20 1,21).

La teofania del Sinai avviene in uno scenario grandioso e impressionante: Dio manifesta la sua trascendenza e, contemporaneamente, la sua vicinanza, il suo amore per il popolo. Anche il Deuteronomio, che vuol dire “seconda legge”, riporta il decalogo, nel secondo discorso di Mosè (Dt.5,6-22). Al decalogo si aggiunge  il codice dell’Alleanza (Es.20-23), prescrizioni di comportamento per le diverse   situazioni della vita, allo scopo di aiutare Israele a diventare davvero ciò a cui è chiamato: il popolo eletto dal Signore.

Nel leggere  e meditare le “Dieci parole” dobbiamo considerare anzitutto il “Prologo storico”, è fondamentale! Se lo dimenticassimo, la formulazione del decalogo assomiglierebbe ad una legge di buoni rapporti, come la legge di Ammurabi.  Invece, tutto nasce da Dio! : “Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal di Egitto, dalla condizione di schiavitù (Es. 20,,2  ; Dt.5,6) , di conseguenza : “Non avrai altri dei di fronte a me… (La sintesi di tutto il decalogo è nel primo comandamento, nel quale tutti gli altri vi fluiscono)…..non ti farai idoli…, non pronuncerai invano il nome di Dio…… ricordati del giorno di sabato per santificarlo…. Onora tuo padre e tua madre….  Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso che punisce la colpa dei padri nei figli sino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo amore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti” (Es.20,5; Dt.4,23-30; Es.34,6-7).

Una auto-definizione divina che attraversa, trasversalmente, tutto l’A.T. e dichiara la gratuità e la misericordia del Signore per chi lo ama.

Le parole appena riportate rivelano, oltre alla l bontà misericordiosa  di Dio, anche la legge della solidarietà umana, e un imperativo alla riconoscenza! Il Prologo fa due sottolineature importanti, il primo sulla identità divina: * Il Signore è il Dio liberatore, che ci fa uscire da ogni schiavitù. * Il secondo, sul dovere di gratitudine da parte di Israele, che, prima di accogliere l’alleanza divina è chiamato a “ricordare” l’intervento salvifico del Signore che non rimane indifferente davanti alle scelte sbagliate.

La “gelosia” divina non è il frutto di un amore possessivo, perché nasce da un amore autentico; il Signore dichiara il suo “zelo” perché il popolo eletto, e noi,  sappiamo custodire la libertà dei figli di Dio.

In sintesi:  “Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto liberato dalla dura schiavitù” . Perciò : Non tornare indietro a farti schiavo! Sulla via di Canaan troverai le trappole degli idoli: non farti intrappolare! Tu sei stato schiavo di un despota, il faraone: Guardati bene dal fare il faraone dei tuoi fratelli! Essi hanno diritto alla vita, al matrimonio, alla verità, alla libertà, alla proprietà. Perciò, controlla il tuo cuore!, perché è dall’intimo di te stesso che nascono le tentazioni, le lusinghe, i cattivi pensieri, l’egoismo!

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