Beati i poveri in spirito: porta d’accesso alla santità

di Jvan Barnaba Aulino

In questi giorni è stata la festività di Ognissanti giorno in cui la Chiesa ricorda e celebra tutti coloro che hanno vinto la buona battaglia della fede e godono della visione beatifica di Dio,  sempre pronti ad intercedere per noi.

Questo giorno così importante per tutti i credenti ci spinge ad analizzare la prima beatitudine proclamata da Gesù e porta d’accesso alla santità: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno di Dio”.

Come abbiamo visto nell’articolo precedente le otto beatitudini proclamate da Gesù costituiscono l’identikit del vero santo e fanno ben capire che chiunque le metta in pratica riceverà la vita eterna in Paradiso.

La prima di esse succitata appare come la conditio sine qua non che permette a ciascun battezzato di incamminarsi verso la Gerusalemme celeste dove lo attende lo Sposo divino.

La persona povera in spirito mette al centro della propria vita il Signore sicuro che egli lo guiderà sia nei momenti felici della sua esistenza sia nei momenti in cui dovesse “camminare per una valle oscura” come afferma mirabilmente il Salmo 23. Egli ha fatto esperienza diretta della Misericordia divina e riconosce Cristo come Salvatore della propria vita proprio perché pienamente consapevole del suo sacrificio d’amore sulla croce e della sua resurrezione.

La certezza di essere immerso dentro un amore così incondizionato porta colui che accetta la salvezza offertagli da Gesù a relativizzare tutte le cose mondane vedendole non come un fine ma come un mezzo utile per il bene proprio ed altrui.

Occorre ricordare a tal proposito che la Rivelazione consegnata alla Chiesa è ben lungi dal disprezzare la ricchezza, altrimenti si cadrebbe in un inconsistente pauperismo avulso dalla realtà. Il Signore piuttosto mette in guardia l’uomo dalla tentazione di fare di essa un idolo da anteporre al Creatore; come ben si sa la logica di possesso sta creando nel mondo Occidentale e non solo l’errata convinzione secondo cui, i soldi e la fama fanno la felicità dell’uomo.

La realtà delle cose come si può vedere ogni giorno è ben diversa e ce lo mostrano i molti suicidi di personaggi celebri e ricchissimi nonché le facce tristi e malinconiche di artisti che predicano il male di vivere.

Lo stesso Vangelo ci mostra nella vicenda di Zaccheo un uomo infelice ed odiato da tutti,  talmente così desideroso di vedere ed incontrare Gesù da rendersi ridicolo salendo persino su un sicomoro; egli rimane sbalordito e spiazzato dal modo in cui Gesù si pone nei suoi confronti, ne percepisce l’amore verso di lui ed è proprio questo che fa sì che egli restituisca ogni cosa rubata e dia metà dei suoi beni ai poveri.

Si può affermare in conclusione che colui che aspira alle alte vette della santità deve accogliere l’amore folle di un Dio disposto a morire per la sua salvezza ed essere pronto a farne il centro della propria esistenza, poiché sarà in quel determinato momento che comprenderà che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.

Desidero augurare a tutti i lettori una buona festa di Ognissanti ricordando la potenza della loro intercessione capace di farci crescere umanamente e spiritualmente.

Gesù è il Signore!

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