La GMG: un viaggio alla scoperta della Gioia

13615460_1155688421161930_203618577327830391_nDi Emiliano Tognetti

Care lettrici e cari lettori di “7Gifts.org”,

eccomi a voi dopo un po’ di tempo e a distanza di qualche giorno dalla conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù, che si è tenuta a Cracovia fino al 1 Agosto scorso.

Tanti di voi ci avranno seguito sulla nostra pagina Facebook grazie al contributo di Maria Antonietta, che ringrazio pubblicamente per quanto fatto.

Questo editoriale, ovvero lo spazio specifico che ogni direttore ha per scrivere sul suo giornale, vuole essere  l’occasione per rendere testimonianza a voi, care sorelle e cari fratelli, di quanto Dio ha operato nel mio cuore in questa occasione.

Prima di tutto, sento nel cuore di dover ringraziare il movimento ecclesiale del Rinnovamento nello Spirito Santo perché il Signore ha voluto che fosse strumento per la mia crescita, per la correzione fraterna nella mia vita spirituale e fosse occasione di grazia per questo evento.

In particolare ringrazio i miei fratelli d’Equipe, il comitato regionale di servizio e tutti i fratelli e le sorelle che, con poco o tanto, ci hanno permesso di partecipare a questo evento di grazia ed affido a Maria Ss.ma tutti i nostri giovani, sia quelli che sono venuti che coloro che sono rimasti a casa.

Vengo da un periodo non facile della mia vita personale, eppure posso dire ora che il Signore mi stava aspettando in Polonia, voleva parlare al mio cuore e dire tante tante cose, suggerirmi tanti errori da correggere nella mia vita e darmi tante consolazioni, ma non perché così divento più bravo, ma perché così divento più felice, più beato e forse, un po’ più santo!

Dico questo con un pizzico di ironia, perché noi siamo chiamati alla santità nella Gioia, quella di Gesù, quella che lui ci ha promesso: “questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.” (Gv 15,11).

Ma qual è questo male oscuro che attanagliava così il mio cuore, tanto da richiedere nella mia vita un intervento tanto speciale di Dio? Semplice, la tristezza! Si, avete capito bene, ero triste!

Di recente, non è successo niente di così particolare da provocare in me un dolore, anzi! Recentemente anche l’altro mio nonno è salito al cielo e saperlo, nella fede, fra le braccia di Gesù è stata occasione di letizia e di pace.

No, quello che provocava (e forse provocherà ancora qualche tristezza nel mio cuore per un po’ di tempo) era proprio la mia vita: il disordine che regna in essa. Non si tratta spesso di fare una vita agli eccessi, tutt’altro: si diventa tristi quando non capiamo il bene che già abbiamo ogni giorno nelle nostre mani e vogliamo altro, cerchiamo qualcosa che non fa per noi e lo vogliamo e siamo inquieti e non capiamo che spesso, se non lo otteniamo è o perché ci poniamo male o perché il nostro cuore desidera altro e quindi il Signore ci preserva da mali peggiori e lo fa per noi, perché ci vuole bene!

Spesso queste inquietudini riguardano aspetti della nostra vita che sono molto importanti, come il lavoro o gli affetti, e ci fanno apparire sbagliati e ci danno tristezza; un frutto di grazia che ho riscoperto, ricordato alla GMG è stato quello che per cambiare la propria vita, occorre cambiare gli occhi e per cambiare gli occhi, occorre cambiare il cuore e per cambiare il cuore occorre imparare da Dio come ragionare, imparare da Lui, che è “mite ed umile di cuore” (Mt 11,28).

Per essere più concreto: fondamentalmente due sono stati gli insegnamenti che il Signore ha voluto seminare nel mio cuore, uno nel lavoro e uno nella vita affettiva. Poi gli spunti di riflessione che mi ha suscitato sono anche altri, ma questi eventualmente ve li racconterò più avanti.

Il primo spunto di riflessione è sul lavoro: sapete che di professione principale faccio lo psicologo e da tempo il Signore mi ha suscitato nel cuore il progetto di portare avanti un modo di lavorare come “psicologo cristiano”. In sintesi, non si tratta di fare della professione di psicologo un qualcosa di confessionale, non sarebbe corretto e sarebbe perfino dannoso. L’essere “psicologo cristiano”, vuol dire avere un approccio alla vita che tenga conto di tutto l’uomo, sia nei suoi aspetti materiali e sociali (modo di vivere, di lavorare, di relazionarsi con gli altri etc.) sia nei suoi aspetti psicologici (il proprio io, le proprie dinamiche evolutive, il proprio modo di pensarsi e di pensare il mondo etc.) sia nei suoi aspetti spirituali (il suo credo, la sua spiritualità, le sue origini etc.). Questo è importante perché negare o ridurre uno di questi aspetti, significa soffocare una parte di noi stessi e spesso estremizzare o vivere come unico una delle sfere della vita e quindi sostanzialmente vivere male e con disagio.

Questo progetto a me piace, ma devo confessarvi che spesso, preso da molte cose, inizio qualcosa e poi lo lascio lì, poi lo riprendo, poi inizio un’altra cosa e poi la ristoppo etc. creando alla lunga in me un po’ di confusione ed ultimamente era nato il desiderio di mollare tutto e fare il giornalista a tempo pieno. Beh quasi tutto, la scuola di specializzazione l’avrei comunque portata avanti in qualche modo, ma tanti altri pensieri li avrei voluti lasciare ad altri.

Tempo fa, il Signore mi ispirò la figura di Abramo e le parole che rivolse a questo padre universale della fede “Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gn 12,1-3)

Il Signore mi aspettava a Cracovia per ricordarmi queste parole. Una sorella, che ringrazio di cuore, si era dichiarata scettica sulla psicologia e mi ha “sfidato” a far si che lei si potesse ricredere; dopo una sola domanda in lei era tornata la fiducia in questa disciplina (a volte un po’ strana) e parlando con lei nei giorni successivi è emerso il bisogno proprio di una visione antropologica sana e a misura di uomo (cristiana, detto in un solo termine) a cui proprio la psicologia che voglio professare si dovrebbe rifare.

Accanto a queste parole, in quei giorni anche il presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, in una sua esortazione ci ha ricordato quanto “Dio si fida dei tuoi difetti” e di quanto solo Lui “ha la capacita, la pazienza di lavorare sui tuoi difetti”, sui miei e sui tuoi, su quelli di ognuno dei suoi figli.

Salvatore, ci ha anche ricordato che noi giovani non siamo il futuro, ma siamo il presente e quindi se vogliamo cambiare (in meglio) la società, dobbiamo farlo dall’interno della società. Non possiamo accontentarci di essere “buoni professionisti”, ma dei “professionisti cristiani” che con la loro vita sanno ridare vita ad una società morta. Noi dobbiamo avere il coraggio di fare scelte importanti ed audaci e di andare contro al mondo. Al resto provvede Dio!

E questo, mi ha fatto riflettere molto sul lavoro che sto facendo adesso ed anche al ritorno il Signore mi stava aspettando. Mi sono ricordato ed ho capito che pur nella provvisorietà del lavoro che faccio ora, il Signore è lì che mi chiama ed è lì che mi aspetta settimana dopo settimana. Forse questa esperienza finirà prima del 2016, forse si protrarrà fino a primavera 2017, ma ora è qui che mi chiama il Signore e mi chiama ad essere felice e ad imparare dall’occasione che mi sta donando: ho dei giovani adulti che mi vogliono bene, ho la possibilità di imparare ed organizzare il lavoro al meglio e trarre il massimo che posso da questa situazione, abbiamo una comunità che, pur piccola, ti accoglie e si fida di te. E io mi devo lamentare? Assolutamente no! Ed il Signore mi attende nei ragazzi, mi attende negli anziani, mi attende nella cappella del Santissimo Sacramento che è sempre vuota e dove posso andare a salutarlo e a pregare quando voglio, mi aspetta nel lavoro, mi attende soprattutto nel mio cuore! E quanto sono grato al Signore perché mi ha aperto gli occhi! Ci sono tante difficoltà certamente: il lavoro precario, le occasioni che in questa società per gli psicologi sono sempre più ridotte pur aumentando il bisogno e la domanda etc.

Ma se il Signore mi guida, perché devo avete timore? L’altra sera, ho incontrato un sacerdote che conosceva uno dei ragazzi e ci siamo messi a parlare tutti insieme. Poi siamo rimasti qualche minuto da soli e lui, prima di salutarmi mi ha detto “ricordati che il tuo lavoro è molto prezioso, ma tu non lavori per questi ragazzi a cui fai del bene.. tu lavori per Gesù!” questo è quello che conta! Il resto è un frutto felice! “Voi invece cercate prima il regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio ve lo darà in più.” (Mt 6,33).

E cosa posso volere di più? Gambe in spalla e forza, andiamo avanti!

Il secondo seme che il Signore ha gettato nel mio cuore è nel campo affettivo. Mi sono reso conto in questi giorni, di come stavo guardando la mia vita sentimentale con gli occhi del mondo e di come questo condizionasse in negativo tutta la mia vita!

Per il mondo la mia vita è un disastro: sono single, ho avuto tanti “due di picche”, tante persone che ho perso per il mio modo di fare e all’orizzonte al momento non si parla di relazioni “come amici sì, ma non chiedermi di più”, umanamente questo alla lunga stanca (un po’ è comprensibile eh) e credetemi, a me aveva stancato!

Uno può pensare “allora cosa fai? Rinunci e ti fai prete? O frate? O resti solo a vita?”: nemmanco per idea!

Io so che il mio desiderio di famiglia è buono, io desidero una famiglia santa, una compagna di vita con cui santificarci (la croce si porta in due d’altro canto) e so, in cuor mio, che questo desiderio viene da Dio! E la speranza di realizzarlo, non l’ho affatto persa!

Tuttavia qualcosa in me stonava (e forse stona ancora perché la vita è un cammino, un’evoluzione, non un cambiamento sic et simpliciter). Non sono soltanto le ferite del passato a dover essere guarite, quanto un qualcosa che nel cuore pulsa e rende inquieti alla lunga: volere, desiderare una donna (o un uomo per le ragazze) per sé stessi.

Quanto è subdola questa tentazione e quanto male, quanto tempo mi ha fatto perdere in questi anni! Vi spiego cosa ho capito io: volere una donna (o un uomo) per sé, fondamentalmente è una stortura del piano matrimoniale di Dio, è un desiderare una persona che soddisfi il tuo bisogno, anche buono, che riempia un vuoto che hai dentro! Ma questo è quantomeno un controsenso: perché ti porta a vedere una persona in maniera “distorta” e nascono in te dei pensieri strani, quali “perché non mi nota?” “ecco, non le (gli) piaccio” ed altre amenità del genere.. poi quando vedi qualcuno che si avvicina e semplicemente le (gli) parla, nasce in te quel prurito, quel calore che ti fa pensare “ecco, lui (lei) ha catturato la sua attenzione e ora ci prova con lei”.. quanti complessi di inferiorità che nascono! Quanto abbiamo bisogno di sentirci gratificati dagli altri per vedersi accettabili?

Ecco, questo è un grosso errore che io ho fatto con le ragazze! E su questo in particolare il Signore mi ha messo la pulce nell’orecchio! Prima di tutto, io non sono inferiore a nessuno! Secondo, non devo adottare strategie per “conquistare l’attenzione” o “mettermi per forza in mostra”, la gente mi vede e parla, si fa un’idea di me, senza che neanche io me ne accorga.. allora forse, è bene essere se stessi e se vedi qualcuno che ti piace, mostragli chi sei e vedi se ti apprezza, siile amico senza che l’altra (altro) si senta i tuoi occhi addosso, quegli occhi non di chi ama, ma di chi desidera e vedrai che sarai meno frustrato te per gli insuccessi e capirai meglio se dall’altra parte ci può essere un interesse a conoscersi.

Interesse che non è come nei film “visto e preso”, non è quel forzare i tempi e le cose perché se non ti corrisponde entro un tot di tempo, allora è un fallimento di strategia. Ognuno di noi ha le sue ferite ed i suoi desideri, i suoi tempi e il suo modo di vedere il mondo.

Tante ragazze, soprattutto dopo essersi infognate in storie in cui hanno esagerato a donare subito se stesse (vale anche per i maschi, ma ora parlo per il mio sesso) pagano lo scotto della repulsione e spesso ci cassano, non perché non vorrebbero dei ragazzi come noi (a cui non manca nulla), ma perché “non vedono la differenza” e sentirsi ugualmente “oggetto di desiderio” da parte nostra, le porta a chiudersi e a passare oltre le nostre pur buone e sante intenzioni!

Quindi, in Cristo, è bene crescere e imparare a mostrarsi così come siamo e nella verità! Perché spesso abbiamo dei piccoli o grandi scheletri nell’armadio.. quante volte non abbiamo fatto pulizia nel nostro cuore c’è un disordine tale che poi la confusione aumenta? Allora già iniziando a fare ordine e a fare le cose con ordine, qualche risultato si ottiene.. noi siamo più felici per noi stessi e in Gesù e se una ragazza che vuole Cristo nella sua vita, non è scema.. non si farà scappare certamente l’opportunità di conoscere una via di (vera) santificazione!

Perché innamorarsi ed avere accanto una persona non è uno scherzo e come te la presenta il mondo (bella/o, ricca/o e sexy) è quanto di più lontano c’è per la via della era felicità! Se non altro perché esiste al mondo qualcuno (o qualcuna) che sarà più bello, ricco o sexy di te.. e noi non siamo merce da conquista!

Il Signore ci ha istallato dentro al cuore il piacere sessuale e noi dobbiamo coltivarlo nel migliore dei modi, facendo al meglio delle nostre possibilità queste scelte che spesso sono “coraggiose” perché Dio, ogni volta che cadiamo, ha il coraggio di perdonarci e ripartire!

Lui non si stanca di noi e noi non possiamo stancarci di noi stessi!

Quanto è stato bello e prezioso, liberante e gioioso imparare queste cose che trasmetto a voi!

Grazie per la pazienza e scusate se sono stato un po’ lungo!

Dio vi benedica e Maria e Giuseppe, intercedano per ognuno di voi!

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