Sessualità ed eucarestia: un antidoto contro un certo spiritualismo.

Di Jvan B. Aulino

Quando noi cristiani parliamo d’amore spesso corriamo il rischio di presentarlo come una realtà evanescente e priva di concretezza, come se fosse un qualcosa di disincarnato e distante da noi, relegato in un mondo distante dal nostro.

Un tale modo di concepire l’amore, soprattutto l’Amore con la “A” maiuscola, non rende certo giustizia alla vera natura della religione cristiana, che fa della fede nell’Incarnazione del Figlio di Dio il suo culmine; Dio che è Spirito, si è fatto carne, uomo e la Bibbia stessa ci ricorda che per noi la creazione è cosa buona e i nostri corpi sono addirittura cosa molto buona citando il testo della Genesi.

Il Dio in cui crediamo e speriamo ha pensato al corpo come mezzo attraverso il quale è possibile la piena comunione tra gli esseri umani, la via che conduce alla logica del dono insita in ogni uomo: la massima espressione di questa logica prende una duplice forma la sessualità nel sacramento del Matrimonio e l’Eucaristia, sacramento che ci fa corpo di Cristo.

Nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio San Giovanni Paolo II ha messo in evidenza il rapporto che sussiste tra la sessualità e l’eucarestia. Capire questo stretto legame, permetterà di liberare la nostra fede dal pericolo dello spiritualismo, ovvero da quell’idea che la cosa importante è solo la nostra parte spirituale e il corpo è solo una semplice appendice che lo ospita.

Durante l’ultima cena Gesù ha affermato: “Questo è il mio corpo, offerto per voi” ( Lc, 22, 19) e questo mette in evidenza la vera natura del sacramento dell’eucarestia, ovvero il dono del corpo di Cristo. Gesù ci ha amato senza riserve col suo corpo, fino a morire sulla croce, donandoci la salvezza ed il perdono dei peccati. Egli non ci ha salvati attraverso una spiegazione filosofica o la rivelazione di conoscenze segrete come accadeva nello gnosticismo, ma lo ha fatto per mezzo della sua realtà corporale.

Allo stesso modo l’unione sessuale dei due coniugi esprime una vera e propria consegna di sé all’altro; questo perché il nostro corpo non è qualcosa che possediamo ma è la nostra stessa natura: non siamo puri spiriti come gli angeli, ma spiriti incarnati che comunicano l’amore tramite la corporeità. I nostri corpi infatti sono “tempio dello Spirito Santo”, come ci ricorda San Paolo nella lettera ai Corinzi (1Cor 6,19).

Un marito ed una moglie che si uniscono sessualmente rendono visibile l’amore di Cristo per la Chiesa e testimoniano, nel legame stretto che si crea fra i due, il dono totale del Signore che è significato dall’Eucarestia.

Il sacramento del corpo e del sangue di Cristo è dunque alimento indispensabile che comunica ai coniugi quella grazia che permetterà loro di donarsi reciprocamente sempre di più in modo che l’unione coniugale non diventi espressione di ricerca egoistica del proprio piacere, ma vero e proprio luogo di comunione.

Un sano esercizio della sessualità tra i coniugi basato sul dono, non è certo un ostacolo alla crescita dell’amore reciproco, anzi esso è la strada maestra che conduce la coppia ad una sempre più piena carità coniugale.

Lo spiritualismo nega la realtà della nostra fede e rischia di snaturare del tutto il nobile sacramento del matrimonio pensato sin dall’eternità dal Creatore.

Impiariamo dunque ad amare col nostro corpo, ripieni della Grazia di Dio che passa attraverso i sacramenti che sono segni tangibili del Suo Amore per noi.

Abbiamo scoperto di essere già noi il presente dal momento che siamo adulti e maturi per fare delle scelte definitive, per donare totalmente il nostro essere più profondo a colui o a colei che sarà nostro marito o nostra moglie.

Essi ci hanno esortato a vivere nel momento presente ed essere missionari dell’immenso amore che Dio ha per noi in Cristo, poiché la vita è adesso, citando una famosa canzone del grande Claudio Baglioni.

L’adorazione pomeridiana ci ha fatto contemplare il mistero d’amore presente nel Santissimo Sacramento e ha nutrito i nostri cuori, purificandoli da tutte le nostre ferite, passando in mezzo alle nostre fragilità e alle nostre contraddizioni.

Cosa siamo andati a vedere a Siena? Abbiamo fatto esperienza dello Spirito, fonte di guarigione e liberazione, abbiamo vissuto momenti speciali di comunione coi fratelli, abbiamo mostrato la gioia di Cristo agli altri, siamo stati indegni testimoni di un Dio crocifisso e risorto, il quale, folle d’amore per i suoi figli, offre tutto se stesso e introduce tutti noi nella comunione d’amore tra il Padre ed il Figlio nello Spirito.

Gesù è il Signore, alleluia, alleluia, Gesù è il Signore!

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